L'ingresso dell'agricoltura ferrarese nel Ventesimo Secolo, dopo quelli dell'isolamento e dell'emigrazione, è contrassegnato da due tendenze di segno opposto irriducibilmente conflittuali: le lotte bracciantili (con i grandi scioperi e la Settimana Rossa) e la reazione degli agrari (con la serrata attorno al Fascismo). Questo lo scenario che è riecheggiato lungo le generazioni, indirizzando scelte e schieramenti.
Veramente, la realtà offriva una maggiore varietà di opzioni, e non tutte vennero sacrificate alle scelte di parte, neppure nei momenti di maggiore urgenza.
E' appunto il caso di un'entità certo minore ma significativa, e alla lunga incisiva e strategica come quella del "Navarra", Fondazione e Istituto.
Tutto ha preso l'avvio da una scelta che ha un sapore di Belle Epoque, dalla opzione filantropica di due fratelli, Gustavo e Severino Navarra, ricchi proprietari terrieri, scapoli e bons viveurs (i loro ritratti "in riposo" sono visibili presso l'omonima Fondazione, assieme ad alcuni caratteristici cimeli), i quali decisero dal 1907 di dedicare per via testamentaria i loro ingenti averi alla costituzione di una Scuola di Studi pratici di Agricoltura per i Ferraresi.
La Fondazione ad hoc eretta sul duplice testamento è registrata già nel 1923, quindi ben prima delle imprese di Rossoni sul territorio.
Teoricamente, la scuola avrebbe dovuto avviarsi in stretta consequenzialità: difatti dello stesso anno abbiamo la stesura del suo Regolamento; ma il cammino dovette trovare ostacoli seri, sia prima che dopo la Guerra, tali da far rinviare l'iniziativa per un trentennio. L'unico atto in questo lungo vuoto è una "Scuola Pratica di Agricoltura" per orfani di lavoratori durata tre anni, 1926-1929.
Sta di fatto che l'Istituto Professionale per l'Agricoltura prese l'avvio solo nel 1953, in forma abbastanza dimessa ma senz'altro strutturata per durare, dopo una serie di iniziative provvisorie e itineranti che comunque colmarono il periodo dell'immediata Ricostruzione post-bellica.
Anche di queste possediamo tracce sufficienti ad indicarne l'importanza e il peso che l'esperienza ebbe sulle scelte dell'Istituto che ne sarebbe seguito, a cominciare dalla stessa opzione per un Professionale ripetutamente confermata negli anni.
La protostoria (1946-1952)
Finita la Guerra, la Fondazione avvia una serie di corsi "complementari", cioè ad orario ridotto, per periodi limitati (3 mesi è il più significativo), funzionali alla formazione professionale. Evidentemente, il suo modello sono le "Cattedre Ambulanti di Agricoltura" arrivate a Ferrara mezzo secolo prima. Sede, Malborghetto, con un corso di Frutticoltura; cui seguono rapidamente molte altre località della provincia, fra speranze (corso di Viticoltura) e nostalgie (corso di Canapicoltura). L'esperienza coinvolgerà in complesso circa 3000 persone.
La prima Età dell'Istituto (1953-1960)
La Fondazione dà vita all'Istituto Professionale per l'Agricoltura – Scuola per Coltivatori Diretti e Mezzadri, biennale. Diretto da un Preside, Antonio Turchi, e da un Commissario Ministeriale della Fondazione, Mario Dotti (il primo per due anni, il secondo per tutto il resto della sua vita). Gli insegnanti sono quattro, più un tecnico pratico: mentre questo è variabile, gli altri sono già quelli che si firmeranno per tanti anni in calce alle delibere dell'Istituto e ai rendiconti del Convitto. Il Convitto è frequentato da tutti gli allievi del corso per Coltivatori Diretti, e sostenuto da una borsa di studio dell'Ente per la Colonizzazione del Delta in forma di posti gratuiti, conforme allo spirito che elaborerà il "trinomio Convitto-Scuola-Azienda" come formula riassuntiva per lo stesso Istituto. Il corso è biennale, e si svolge da febbraio a novembre; alla prima verifica, vengono "riprovati" ed "espulsi" (insomma bocciati) 6 studenti su 20 iscritti.
Sempre a Malborghetto, si è attivata una Scuola di Frutticoltura (10 iscritti), una di Meccanica Agraria e una di Zootecnia,annuali e ad orario ridotto (3 pomeriggi la settimana), ciascuna con un responsabile. Si profila la distinzione che verrà titolata rispettivamente "Scuola Integrale" e "Scuola Complementare" e significherà due anime distinte della stessa vocazione educativa: da una parte un corso biennale per ragazzi di 14-16 anni (i "Giovani") a tempo pieno (con l'obbligo conseguente del Convitto), dall'altra un corso annuale per persone di età superiore (gli "Adulti", età 16-30 anni) in orario pomeridiano e serale, insomma per lavoratori. Su questi ultimi, negli anni successivi la Presidenza finirà per spendere con convinzione molte energie: "L'Istituto Complementare deve contribuire a fermare l'esodo dalle campagne degli elementi più capaci e volonterosi rendendo il loro lavoro più piacevole in quanto migliorato e confortato da una inquadrata preparazione". Il Corso Complementare ricalca evidentemente (anche per la scelta delle sedi che prolifereranno a partire dall'anno successivo) i vecchi corsi di Frutticoltura avviati dalla Fondazione per contribuire alla ricostruzione post-bellica.
1954. Gli iscritti al corso per Coltivatori Diretti e Mezzadri (corso integrale) sono 17. Ma nel corso complementare di Frutticoltura sono passati a 84; e se ne è avviato un altro a Quartesana con 188 iscritti. L'Azienda dell'Istituto, 40 ettari forniti ovviamente dalla Fondazione, compie anche altre attività anteriori all'Istituto: un Centro Tori(=monta taurina)e un impianto per la lavorazione del Tabacco dalla coltivazione all'imbottamento.
1955 (la scansione annalistica è necessaria per questa prima fase). E' nominato Preside il direttore dell'Avviamento di Formignana Ciro Guidorzi, con l'appendice di una docenza per Coltivazioni Arboree, Erbacee e Difesa Fitosanitaria. Il suo impegno principale è mettere a punto quello che oggi chiameremmo un "modello didattico" per un istituto di cui esistono ben pochi esempi; un modello che sia funzionale al riscatto di quella generazione di braccianti e operai che dovrà costituire la popolazione di questa nuova scuola che aspira ad entrare profondamente nel territorio.
Gli iscritti al corso Coltivatori Diretti e Mezzadri sono 36 (22 cl.I + 14 cl.II); sempre a Malborghetto, risultano 26 iscritti al corso per Frutticoltori; a Quartesana sono 42; inoltre, la Fondazione ha avviato un corso Frutticoltori a Rovereto con notevole adesione (almeno 60 iscritti). Comunque, Guidorzi trova anche il tempo per organizzare a Malborghetto il primo congresso della Società Orticola Italiana.
1956. Gli iscritti del Corso integrale aumentano di poco (21 + 17 nelle due classi) e lo stesso si verificherà l'anno seguente (25 + 13). Davanti al complesso scolastico viene attivato anche un asilo, gestito da Suore, "sorto sotto gli auspici della Fondazione Navarra per quell'opera di bonifica spirituale che deve preludere ai compiti tecnici segnati dai F.lli Navarra alla Fondazione".
Gli anni del "miracolo"
Nell'ottobre1961 lo Stato nazionalizza tutti gli Istituti professionali. La Fondazione è chiamata ad assumersi alcuni oneri di gestione per Malborghetto: manutenzione dei locali, illuminazione, riscaldamento e acqua; assume anche spontaneamente quelli del Convitto, che è gratuito per i figli di agricoltori o addetti del settore residenti nel Ferrarese (nel 1968 otterrà di passarlo in carico allo Stato, in conseguenza della sua crescita). Nel nuovo assetto entra istituzionalmente il Corso Preparatorio, un anno integrativo per gli studenti sprovvisti della Licenza media che ora è obbligatoria. Ma già nel 1960 ("Statistica dei corsi liberi di istruzione tecnica e per lavoratori") la scuola indica come titolo di studio richiesto per il corso Coltivatori Diretti la Licenza Media inferiore. Questo fa pensare che per chi ne era sprovvisto funzionasse già il Corso Preparatorio: v. l'opuscolo a stampa S.A.T.E. (senza data, ma circa 1957) che indica il "breve corso preparatorio" alla classe I, consistente in 40-50 ore inserite al principio di essa. Sempre in questo primo anno, l'Istituto organizza la prima Giornata dimostrativa di macchine per la Frutticoltura, da cui deriverà la biennale "Eurofrut".
Nel 1963 il Comune di Ferrara (Sindaco Spero Ghedini) delibera di intitolare l'istituto statalizzato ai Fratelli Navarra.
A.s. 1964-65: l'Istituto modifica motu proprio per Malborghetto il corso ministeriale di "Esperti Coltivatori" in "Esperti Coltivatori Frutticoltori" (la scelta incontrerà qualche difficoltà all'esterno, e sarà necessario motivarla con la "vocazione" frutticola della zona).
Un anno dopo, viene istituita la sezione integrale di Pomposa, dotata di convitto, per una scuola di Frutticoltura. Il Preside Guidorzi considera tutte le potenzialità (compreso il Complementare) di una scuola ormai estesa sul territorio ma incapace di ulteriore crescita per due motivi: la spesa e la difficoltà a trovare insegnanti per le materie professionali. Infatti non è previsto il Ruolo né l'Abilitazione per queste materie, sicché bisogna spesso accontentarsi di docenti provenienti da classi di concorso "affini". Guidorzi mette l'azienda dell'Istituto a disposizione per sperimentazioni delle Università di Bologna, Firenze, Piacenza. Cura anche l'accoglienza di un giovane messicano, che intende compiere la sua formazione professionale in Italia (e su quell'esperienza ritornerà in tante occasioni, proponendola come un successo dell'Istituto, il primo di una lunga serie di aperture educative e professionali).
Sono le prime linee di quella che si potrebbe definire la "dottrina Guidorzi", destinata a caratterizzare la storia dell'Istituto per trent'anni, quindi ad imprimergli un profilo che ben difficilmente si potrebbe immaginare diverso. Valorizzare l'Istituto nelle sue potenzialità, valorizzare l'elemento umano che lo qualifica, come due facce di una medesima medaglia. Per l'Istituto: aprire alla sperimentazione, aprire al sociale (politica, associazioni di categoria e sodalizi socio-culturali, altre scuole), aprire alle ditte produttrici del settore. Per l'Elemento umano: attenzione alle sue esigenze, cura della disciplina a scuola e in Convitto, vigilanza sui sempre possibili abbandoni, interesse per l'inserimento lavorativo post-scolastico, offerta di contatti con il mondo professionale e con la cultura (visite aziendali, viaggi di istruzione); per il Personale, una difesa oltranzista di coloro che lui aveva scelto e la Burocrazia minacciava di sottrargli. Gestione paternalistica, senza dubbio, e magari anche aziendalistica: ma gli anni erano tali, e si consideri che la lista degli interessi "umani" è molto più ricca di quelli "istituzionali".
Il caso più noto di questo attaccamento del Preside al personale della sua scuola è quello di Luciano Chiappini, che vi entrò nel 1965 come insegnante esordiente sprovvisto di abilitazione: già conosciuto come studioso della Storia locale (due anni dopo sarebbe uscita la sua opera maggiore, Gli Estensi) e stimato come uomo di buona volontà nella comunità civile ed ecclesiale, Chiappini si trovò ben presto a rischio di perdere la cattedra ad opera di un ricorrente provvisto di abilitazione (ma non della laurea in Lettere: costume allora diffuso negli Istituti Professionali). Guidorzi si oppose alla sostituzione in tutte le sedi, fino al Ministero, appellandosi alla facoltà dei Consigli di Amministrazione degli Istituti Professionali a scegliere gli insegnanti in base a propri criteri di valutazione, per reclamare il diritto di tenere un Luciano Chiappini nella propria scuola. Poi, per tutti gli anni della presidenza Guidorzi circolò (alimentata da lui stesso) la leggenda di una dichiarazione di fedeltà dell'interessato a questo Istituto come un atto di "apostolato missionario", che Luciano smentì sempre come apocrifa; ma nella sostanza aveva naturalmente ragione il Preside. Un'altra vita guadagnata al Navarra è quella di Luciano Corazza, diplomato per la Scuola Elementare che ha speso abbondantemente la sua esistenza lavorativa nella prima e nella seconda epoca dell'Istituto, come insegnante (Italiano, Storia e Matematica!) e come responsabile del Convitto, instancabile in entrambi i ruoli. Accanto a lui, immolati alle esigenze del Convitto o dell'Azienda, hanno profuso tutta la loro umana generosità senza orario e senza calendario, oltre le competenze tecniche per le quali erano stati assunti, Ferdinando Tumaini, Franco Trombelli, Gianni Menegatti, Alberto Gavioli e Antonio Ungarelli.
Nell'a.s. 1967-68 l'Istituto accelera l'occupazione del territorio. I corsi: Malborghetto (integrale), Quartesana (complementare per Frutticoltori), S. Giorgio (idem), Scortichino (complementare per Frutticoltori), Pomposa (integrale per Frutticoltori), Copparo (complementare per Frutticoltori), Cento (integrale), Coronella (complementare per Frutticoltori), Massafiscaglia (complementare per Frutticoltori). All'aumento degli impegni dell'Istituto, il Ministero risponde con un paio di contributi molto attesi: la costruzione di una Palestra a Malborghetto, e soprattutto l'assunzione degli oneri della refezione per i Convittori. Il Preside e la Fondazione si accollano l'imperativo estetico di popolare di essenze arboree il giardino antistante la sede.
L'anno seguente si attivano le sedi di Ostellato (corso integrale di Qualifica per Meccanici) e Voghiera (corso di Qualifica per Frutticoltori). In realtà, l'Istituto ha avviato un'opera di consolidamento di certe sedi "strategiche" con un conseguente sfoltimento dei Complementari.
A.s. 1969-70. Mentre l'Istituto dirada le sue proliferazioni nella provincia, si registrano manifestazioni studentesche nelle tre sedi integrali per ottenere il corso per Agrotecnici istituito con la Legge 754 del 27-X-69, auspicato da tutti a cominciare dalla Presidenza di un Istituto Professionale che si deve limitare a fornire una Qualifica biennale.
La nuova frontiera: l'Agrotecnico
Nell'a.s. 1970-1971 il Ministero attiva il corso per Agrotecnici che consente la prosecuzione degli studi dopo la Qualifica fino ad un esame di Maturità, con diritto di accesso (finalmente!) alla stessa Università. Ma il numero di corsi è limitato (350 per ora, poi 600) e nessuno viene concesso a Malborghetto, nonostante le precoci manifestazioni. Il Preside, evidentemente un manifestante della prim'ora, non aspetta un secondo appello e chiede alla Fondazione che si attivi per costituire una classe III "legalmente riconosciuta". Così, nello stesso anno scolastico nasce la prima classe per Agrotecnici di Malborghetto. Il Ministero, che ha suggerito questa via, confermerà il riconoscimento l'anno successivo (la statalizzazione avverrà solo dopo un altro anno). Solo il personale si lamenta, per le retribuzioni scarse.
Entro l'annata, intanto si provvede a rinnovare ed ampliare il Convitto, portandone la capienza a 100 posti dai 40 iniziali, con l'aggiunta di un altro centinaio per i semi-convittori (i numeri risulteranno abbastanza flessibili nelle successive relazioni). L'accordo, avviato già nel 1969, prevede rimborsi alla Fondazione per le spese di convitto da parte del Ministero.
A.s. 1972-73. Gli alunni sono passati in un anno complessivamente da 361 a 478. Il Preside si attiva per nuovi sbocchi post-Qualifica: accanto al corso per Agrotecnici, delinea un corso di Specializzazione per Frutticoltori che verrà avviato l'anno seguente: è un'alternativa al primo, dettata dalla convinzione che si innesti meglio sul ceppo del tradizionale Biennio.
L'anno seguente, il Preside lancia un nuovo segnale: un solo corso per Agrotecnici non basta più. Chiesta senza esito una nuova sezione al Ministero, torna a fare appello alle forze locali, in questo caso le Amministrazioni comunale e provinciale, perché compiano questo raddoppio in forma di corso privato. Contestualmente, apre nuove sedi a Pilastri di Bondeno (in sostituzione di Coronella), S. Maria Codifiume, Ripapersico e Massafiscaglia. Ostellato viene dotato di terreni nel Mezzano, in concessione temporanea.
A decorrere dal novembre 1974, i Consigli di Amministrazione degli Istituti Professionali vengono sostituiti da Consigli di Istituto (D.P. 31-V-1974 n. 416). Mentre escono dal suo istituto e dalla scuola italiana i primi Agrotecnici, Guidorzi prende appassionatamente le difese della vecchia Qualifica professionale. Interviene con altrettanta passione in ambito locale celebrando la "Festa degli Alberi" con una proposta rivolta alla valorizzazione delle Mura di Ferrara. Ottiene un ampliamento per le sedi di Ostellato e Mesola; inaugura a Malborghetto il nuovo edificio del Convitto con aule annesse e la neonata Palestra e si impegna perché l'Autobus colleghi Malborghetto alla città; auspica infine la costruzione di una nuova sede centrale e di un secondo corso per gli Agrotecnici. I numeri gli danno ragione: dai 198 alunni del 1972-73 la sede è passata ai 232 dell'anno successivo poi ai 276 dell'anno in corso; nel 1975-76 raggiungerà i 370, raddoppiando in tre anni la popolazione.
1980. In maggio, l'Istituto accoglie una delegazione dell'Accademia delle Scienze Sociali della Repubblica popolare Cinese. Ad ottobre, il nuovo anno scolastico si apre nella nuova sede, anche se occorre mantenere in funzione anche la vecchia annessa al Convitto: i frequentatori di Malborghetto sono almeno 700.
Per tutti gli anni '70 sono aumentati sistematicamente. Sull'onda della crescita, prende corpo l'intenzione di rivendicare per gli Agrotecnici la parità di diritti nella professione con i Periti Agrari. Il primo atto di questo impegno è la costituzione nel 1979 di un Coordinamento Nazionale; l'anno della svolta è il 1983, e Guidorzi rivolge il suo appello a sostegno della vertenza a tutte le autorità competenti, compresi un deputato e quattro senatori. Intanto, anche Ostellato si inserisce nella nuova direzione avviando il Trienno post-Qualifica.
Nel 1985, concluso l'anno scolastico, a settembre Guidorzi va in pensione.
Un anno dopo, il Parlamento approva la legge che istituisce l'Albo Professionale degli Agrotecnici (legge n. 251 del giugno 1986). Era stata l'ultima frontiera per lui, quella che avrebbe consentito una reale parità con i Periti Agrari per i suoi amatissimi Agrotecnici.
In realtà, questo nuovo ciclo si trova a coincidere con la fine di un'epoca nella storia dell'Istituto. Dopo Guidorzi, verranno Presidenze di breve durata, affidate a persone esterne al territorio quando non alla stessa pratica professionale; mentre il carico burocratico ministeriale farà sentire sempre più il suo peso, e la comunità ferrarese diverrà sempre più distratta nei riguardi dell'Agricoltura. Con tutta la personale buona volontà, questi dirigenti non riusciranno ad impedire un progressivo scollamento della scuola dal tessuto circostante, e lo stesso rapporto con la Fondazione si ridurrà a contatti di routine.
Diciamo che in pochi anni si verifica un completo rovesciamento della formula con la quale il Navarra si era radicato al centro degli interessi sociali ed economici dell'intera provincia. E la risalita darà da fare più del previsto.